mercoledì 8 luglio 2009

INCHIESTA ALITALIA: CALA IL SILENZIO?


Le poche cronache che si sono occupate dell'inchiesta Alitalia, ci informarono circa un mesetto fa, che era stato interrogato l'ex AD di Alitalia Maurizio Prato e che a seguire sarebbero stati interrogati altri manager tra cui Cimoli, Mengozzi, Libonati e Zanichelli; evidentemente perdite per 4,7 miliardi di euro oltre che alla distruzione di migliaia di posti di lavoro e di un comparto strategico dell'economia nazionale, non fanno notizia perchè se qualcosa s'è letta su Prato, silenzio tombale per ciò che riguarda gli interrogatori degli altri manager; se poi magari dovesse uscire a galla che per anni i media hanno lavorato a dir poco male omettendo e/o disinformando l'opinione pubblica (azionisti compresi) in merito alla vicenda Alitalia, si potrebbero creare situazioni imbarazzanti per ciò che riguarda la gestione dell'informazione in Italia. A proposito, ma ora, certi giornalisti, certi magistrati, certi politici, se li pagano di tasca loro i biglietti aerei oppure hanno trovato qualche altro benefettore?



Mentre sul versante dell'inchiesta Alitalia tutto tace, gran rumore fa la puttanapoli che dopo aver visto Berlusconi coinvolto in una serie di vicende non molto chiare (ce ne sarebbero altre ma evidentemente certa opposizione non vuol pestare i piedi agli amici), vede tirare in ballo anche Massimo D'Alema in merito ad una vecchia vicenda; il Giornale ci "illumina" quindi sulla gestione di sponsorizzazioni ed incarichi nella vecchia Alitalia; per carità, non tira in ballo l'argomento per far luce sulla vicenda Alitalia ma inquadra la vicenda nell'attuale puttanopoli; un pò come dire "occhio per occhio, troia per troia"; al di là dell'aspetto politico colpisce l'epilogo dell'inchiesta; "abortita pochi mesi dopo con la condanna a un anno (previo patteggiamento) della sola maîtresse che organizzava gli incontri coi politici."
Non è che se l'inchiesta fosse andata avanti, Alitalia si sarebbe potuta salvare? Non è che se l'inchiesta andava avanti, sarebbe potuto emergere un gran bel merdaio con protagonisti della vita politica, istituzionale ed economica del paese? Intanto il silenzio cala anche sull'inchiesta in corso.

ALITALIA E ITALIANITA': IL GRANDE BLUFF


"Entra in servizio “Ludovico Ariosto”.
E’ il sesto nuovo Airbus A320 della flotta di Alitalia
Roma, 6 luglio 2009 – E’ entrato in servizio il sesto nuovo Airbus A320 della flotta di Alitalia, battezzato con il nome “Ludovico Ariosto”. Il nuovo aereo sarà impiegato prevalentemente sulla rotta Fiumicino-Linate."


Queste righe sono tratte dal
comunicato stampa di Alitalia che da notizia del nuovo ingresso in linea; peccato che nel comunicato manchi però la matricola che per per la precisione è EI-DTG; nelle matricole degli aerei la lettera o le lettere che precedono il trattino indicano la nazionalità (marca di nazionalità) che per l'Italia è espresa dalla lettera "I"; ad esempio I-DISA è un Boeing B 777 iscritto nel registro aeronautico italiano e quindi paga le tasse in Italia come altri 5 B 777 gemelli, lo stesso dicasi per I-BIXU (un Airbus A 321) ed i suoi 22 gemelli tricolori, per I-BIKA (un Airbus A 320) ed i suoi 12 gemelli, per I-BIMA (A 319) e gli altri 11 gemelli acquistati dalla vecchia Alitalia per non parlare naturalmente dei 91 MD tutti rigorosamente registrati in Italia.


Il Ludovico Ariosto invece, presenta la marca di nazionalità "EI" che sta ad indicare che l'aeromobile è iscritto nel registro aeronautico irlandese, proprio come il Giacomo Leopardi, un Airbus A 320 - 216 (marche EI-DTB), come il Dante Alighieri (EI-DTC), l'Alessandro Manzoni (EI-DTD), il Francesco Petrarca (EI-DTE) ed il Giovanni Boccaccio (EI-DTF); tutti i nuovi aerei che stanno entrando in linea nella nuova Alitalia targata CAI sono registrati in Irlanda ma di certo non si possono incolpare gli azionisti della nuova Alitalia di cercare tutte le strade legali che gli consentano di risprmiare soldi e di fare soldi; alla faccia dell'italianità sbandierata da "qualcuno", ci si ritrova quindi come maggiore azionista (25%) Air France, altri azionisti che tra una S.p.A. ed un'altra, trovano sempre lo spazio per una S.A. e comunque per una capatina all'estero, gli aerei Airbus ( si invoca la concorrenza tra le compagnie aeree ma quella tra i costruttori????) che di italiano non è che abbiano così tanto e che per di più vengono registrati in Irlanda che, anche secondo il decreto anticrisi varato lo scorso 1 luglio, sarebbe considerato un "paradiso fiscale" poichè le aziende italiane in Irlanda pagano meno della metà di tasse.
Alla faccia dei contribuenti italiani che continueranno a pagare il conto della vecchia Alitalia, "salvataggio compreso", per un bel pò e naturalmente, alla faccia dell'italianità.
Naturalmente i media nazionali "evitano di dare dispiaceri" agli italiani e nella stragrande maggioranza dei casi, tacciono.