sabato 14 novembre 2009

A PROPOSITO DI GOLDMAN SACHS

"GOLDMAN VENDEVA
TITOLI SPAZZATURA
PUNTANDO SUL CROLLO"

di Maggi Glauco -
La Stampa 3 novembre 2009
AI CLIENTI 40 MILIARDI DI OBBLIGAZIONI TOSSICHE
NUOVA INDAGINE APRE LE PORTE A UNA VALANGA DI CAUSE LEGALI

"La Goldman Sachs riusciva a guadagnare soldi continuando a vendere ai clienti i titoli tossici di cui prevedeva il crollo, nello stesso tempo scommettendo che l'indice dei bond-subprime arebbe andato male. Una indagine giornalistica di cin4ue mesi del gruppo editoriale McClatchy, terzo negli Usa con una trentina di quotidiani regionali ha rinnovato le accuse alla Goldman, aprendo forse la porta a iniziative legali da parte di chi è stato danneggiato dalla doppiezza della banca più odiata-stimata a Wall Street.

Nel 2006 e nel 2007 la Goldman confezionò e collocò tra il pubblico 40 miliardi di obbligazioni «garantite» da almeno 200 mila prestiti a rischio, i famigerati mutui subprime, senza dire mai ai clienti che stava segretamente scommettendo, tramite la sua divisione di trading in titoli, su una caduta delle quotazioni immobifiari e sul conseguente deprezzamento dei bond relativi. L'accusa è che la banca non abbia rispettato i suoi doveri di fiduciaria nei confronti degli investitori che si fidavano di quei titoli a tripla A, ma non sapevano che i broker della stessa Goldman li giudicavano «spazzatura». Ora, con fondi pensione, compagnie di assicurazione, sindacati e istituzioni finanziarie anche estere che si ritrovano in portafoglio titoli dal valore molto sacrificato, l'ipotesi avanzata dai giornalisti della McClatchy è che si apra una stagione di querele da parte dei danneggiati.
«La Sec (Consob Usa) dovrebbe essere molto interessata a indagare sulla attività di qualsiasi compagnia che decide segretamente che un certo prodotto finanziario è perdente, e poi va sul mercato e attivamente promuove questo titolo, o altri simili, presso usi pubblico che non sospetta di nulla, senza esternare la sua vera opiniofle in merito», ha detto Laurence Kotlikoff, professore di economia alla Boston University che ha proposto una generale revisione sulle banche americane. «Questa è una frode e dovrebbe essere perseguita».

John Coffee, professore di legge alla Columbia University di New York ed ex consulente nel board del New York Stock Bxchange, ha per precisato che le banche di investimento hanno una larghissima discrezione nel maneggiare i propri asset, e che la legalità o meno della Goldman risiede in che cosa fosse davvero a conoscenza dei manager a quel tempo. Al tempo delle prime indiscrezioni, la difesa della Goldman era nel fatto che la legge impedisce la comunicazione tra le varie divisioni operative della banca (la cosiddetta «muraglia cinese»).

Goldman Sachs, intanto, è impegnata in un'altra operazione che potrebbe essere fonte di future polemiche. Per il Wall Street Journal sta trattando con Fannie Mae, l'ex colosso dei mutui nazionalizzato, l'acquisto di un miliardo dei suoi crediti d'imposta. Il miliardo della banca sarebbe ossigeno per i conti di Fannie Mae, ma il dipartimento del Tesoro sta valutando di stoppare l'acquisto. «Stiamo visionando la proposta e non daremo il via libera a meno che ciò non sia chiaramente a beneficio dei contribuenti», ha detto un portavoce. "

PADRONI D'ITALIA: GOLDMAN SACHS?

Goldman Sachs è una delle più affermate banche d'affari del mondo, nel 2008 ha fatturato 53.579 miliardi di dollari con un utile di 2.322 miliardi. E' quotata al New York Stock Excange (NYSE) con la sigla GS; molti dei suoi dirigenti e consulenti sono passati o provenivano dalla funzione pubblica; per l'Italia vanno ricordati l'ex Presidente del Consiglio Romano Prodi, il sottosegretario alla Presidenza del Consiglio Gianni Letta, l'ex sottosegretario all'economia (ultimo Governo Prodi) con delega alle privatizzazioni Massimo Tononi, l'ex commissario europeo alla concorrenza ( e precedentemente responsabile del mercato interno, servizi finanziari e integrazione finanziaria, dogane e questioni fiscali) Mario Monti; tra gli ex Goldman Sachs ricordiamo anche Alessandro Benetton che Veltroni voleva candidare con il PD (ma per via dell'età, non poteva essere capolista).
I nomi eccellenti però, non li troviamo solo tra i dirigenti e gli ex consulenti, basti pensare che Goldman Sachs assieme alla Mediacinco Cartera (Gruppo Mediaset) è proprietaria della Endemol.
"Endemol Italia è la prima società di produzione televisiva indipendente ad operare nel nostro Paese"; tra i numerosi format televisivi prodotti da Endemol: dal "Grande Fratello" a "Centovetrine", da Affari tuoi" a "Chi vuol essere milionario" passando per il discusso "I soliti ignoti" che sarebbe, un format acquistato dalla RAI e basato su un'idea di proprietà della stessa RAI.
Oltre a essere fornitrice dell'azienda pubblica RAI, Goldman Sachs è stata coinvolta a vario titolo nella privatizzazione di diverse aziende pubblicheitaliane, in modo diretto e/o indiretto; basti pensare alla vendita di Alitalia alla CAI condotta tra l'altro anche dall'ex Goldman Sachs ed attuale Sottosegretario Gianni Letta; anche il privato è stato attenzionato da Goldman Sachs, come nel caso della Pirelli Cavi.
E' curioso che, malgrado il "peso" della stessa banca oltre che delle persone a lei legata (anche in passato), Goldman Sachs non viene quasi mai nominata nei programmi televisivi italiani (eccezion fatta per la trasmissione Report).
ELENCO DI ARTICOLI DI VARIA PROVENIENZA SULLA POTENTISSIMA (E SCONOSCIUTA A BUONA PARTE DEGLI ITALIANI) BANCA D'AFFARI GOLDMAN SACHS CHE TANTI PERSONAGGI HA FORNITO ALLE ISTITUZIONI NAZIONALI; AGGIORNAMENTO CONTINUO. (ultimo aggiornamento: 15 novembre 2009)
L'IRA DI VARSAVIA SUL TRADING DI GOLDMAN
Italians Grumble That Goldman Sachs Is, in Effect, Running Their Country
Quel fenomeno della Goldman Sachs...
L'Italia e' una colonia?
La regina Goldman cerca consensi
Nel Bel Paese il dialogo è bipartisan
Cossiga: "Draghi, mai premier"
GOVERNATORE DRAGHI: UNA SCIAGURA AFFIDARE SORTI DELL'ITALIA A "MISTER BRITANNIA"
GOVERNO: COSSIGA, DRAGHI? NO A P. CHIGI, UN VILE AFFARISTA
La sera andavamo alla Goldman…
Mr. Prodi e i soldi della Goldman Sachs
CRACK FINANZIARIO E COLLASSO SISTEMICO: FINALMENTE DRAGHI (GOLDMAN SACHS) SCOPRE ESISTENZA AGENZIE RATING E DI CRISI, IGNORATA,OCCULTATA E NEGATA
Europa in vendita, compra Goldman Sachs
E' sempre Goldman Sachs. L'Impero sta vincendo?
Petrolio senza freni. Goldman Sachs: il barile a 200 dollari entro il 2010
Paradossi energetici: l’imbroglio locale del petrolio globale
IL PREZZO DEL PETROLIO? E' SOLTANTO VIRTUALE

mercoledì 11 novembre 2009

NUOVA FIAT 500: LA CAPORETTO DEL MADE IN ITALY E L’INUTILITA’ DELLA LEGGE 30

"Ho appena visto uno spot sulla nuova FIAT 500 e personalmente, l’ho trovato disgustoso. Come si può parlare di made in Italy? E peggio ancora, certi personaggi, come possono essere utilizzati a testimonianza di un’italianità che non c’è, perché quelle auto le fabbricano in Polonia? Usare Falcone e Borsellino per “piazzare” la nuova FIAT 500, per prendere per il culo la gente. Perché non mettere un bel “Made in Poland”? La Polonia è un paese dove gli stipendi sono il 25% di quelli italiani ma adeguato al costo della vita locale.

Oggi in Italia vige la legge 30, Confindustria è contenta, la legge è un insulto al libro bianco di Biagi che prevedeva ammortizzatori sociali in linea di massima inesistenti, non si rischia quasi nulla se ti muore un operaio, una multa semmai. Anche per il mobbing, te ne esci con un risarcimento danni, sempre che l’operaio riesca a pagare una causa che dura 10 anni. E poi, ve l’immaginate un “padrone” che tratta bene un operaio che gli fa causa per mobbing? Si, padroni, perché in Italia di imprenditori ce ne sono proprio pochini e più tempo passa e meno diventano. Imprenditore era Adriano Olivetti,, imprenditori sono quelli che vogliono l’Esercito perché la criminalità se li sta mangiando vivi, loro, i dipendenti e interi pezzi di Paese. E’ facile fare il padrone quando c’è un Paese che con le tasse dei cittadini compra auto come la Marea; oltre 7.000 FIAT Marea sono finite alla Polizia di Stato.


Un operaio che guadagna 380 euro in Polonia ci vive, in Italia, in Italia che ci fai con 380 euro al mese? Quanto pagava il “buon” Lapo Elkan per fare i festini con 3 trans e coca? 1.500 – 2.000 euro? Non Ricordo bene, se non sbaglio erano sui 500 euro a trans per una notte, coca compresa. Ma come si può pensare di competere con uno stipendio polacco, rumeno o cinese? La qualità? La ricerca? Ma dove, in un Paese dove una escort, cioè, una battona di lusso può guadagnare 2.000 euro a notte (esentasse) e i ricercatori “cagano” sangue per incarichi a termine da mille euro al mese lordi (perché poi coi soldi delle tasse certi parlamentari pagano escort, coca ed alberghi di lusso)? Dove bisogna “darla” a qualche barone universitario per fare ricerca o per lavorare un pò? Dove a 18 anni si paga la tangente per essere il futuro della malasanità italiana? In Italia si parla di Know How, di R & D. Ma fatela finita, appena sviluppano qualcosa (spesso coi contributi pubblici) vanno a produrre in Cina perché, a certi “padroni” piace guadagnare tanto, facile e tanto facile.


Facciamola finita con questa squallida farsa della legge 30 che serve per creare lavoro. E’ un bluff statistico, fumo negli occhi, crea povertà, a dare potere a chi gestisce posti di lavoro, la precarietà è propedeutica alle privatizzazioni, alias svendita di aziende strategiche dello Stato, ridotte con l’acqua alla gola da dirigenti che lautamente, anzi, vergognosamente pagati saltano da una poltrona all’altro con la benedizione di certa e trasversale classe politica. Pericolosa classe politica e dirigente che può nuocere alla sicurezza del Paese stesso e visto che si parla di Cina, ricordiamoci che la corruzione in Cina è punita anche con la pena capitale perché, viene riconosciuta la pericolosità della criminalità economica e finanziaria nei confronti della sicurezza del Paese. "

Tratto da: L'irrequieto blog

Si consiglia anche: "SULLA CONCORRENZA CINESE", sempre sulloo stesso blog

mercoledì 28 ottobre 2009

CIMOLI, LE CONSULENZE ED I LUPINI

Mentre il buon Cimoli non si riesce ad interrogare, su Economy va in onda la sua difesa per mezzo del "guru della consulenza Roger Abravanel, direttore emerito di McKinsey e autore di Meritocrazia"; facendo riferimento ai 200 azionisti (appena il 5%) della vecchia Alitalia, egli ci ricorda che "la giustizia civile è però meno efficace nel contrastarle rispetto al mondo anglosassone" e scarica la responsabilità su "chi fa le regole e con chi non vigila in maniera adeguata" ricordandoci che "nel caso di Alitalia vi erano troppi limiti sindacali"; quasi quasi, alla fine ci mancava un bel "santo subito".

McKinsey, va ricordato, è la sociietà a cui il buon Cimoli,
assegnò lo sviluppo del piano di salvataggio di Alitalia (quello partorito a Palazzo Chigi prima che gli venisse affidato l'incarico in Alitalia), siamo nel giugno 2004, (dopo qualche mese Cimoli "cancella" in malo modo il sindacato autonomo Sult rischiando una raffica di scioperi su cui si potevano scaricare le responsabilità delle perdite di Alitalia) e si tira in ballo un progetto di fusione con Volare che prima di poter convolare a nozze con Alitalia, finirà a gambe all'aria in un disastro finanziario, con "500 milioni di euro inghiottiti in un buco nero di spese pazze, investimenti spericolati o drenati illecitamente"; il matrimonio Alitalia - Volare però, "s'aveva da fare" così passa qualche anno e la moribonda Alitalia acquista Volare soffiando l'affare ad Air One; l'ironia della sorte (?) vuole che dopo qualche tempo, Carlo Toto sia azionista della nuova Alitalia comprensiva della stessa Volare ed è anche sull'acquisto di Volare che sta indagando la Procura di Roma nell'ambito del crac di Alitalia.


Passa il tempo ed il sindacato Sult critica la McKinsey circa la reale competenza in materia di trasporto aereo arrivando a suggerire al governo di evitare la McKinsey come advisor per Alitalia; in effetti i dubbi non mancano e la difesa di Cimoli, non fa che rafforzarli; come si fa a parlare di limiti sindacali quando ci sono stipendi di 500 euro a fronte di responsabilità da servizio pubblico? E' castrazione sociale questa, istigazione ad abortire se non a delinquere; 500 euro per un turnista è prendersi le sue chiappe; dove sono i "limiti sindacali"?

Ma 'sto guru, se l'è mai letta la
relazione di Fantozzi? I dati su produttività e costo del lavoro, oramai dovrebbero essere noti a chi ha interesse per l'argomento; se poi non si vuol sentire, è un altro discorso ma, è dal 2004 che la stampa s'è resa conto che la colpa non è dei dipendenti; naturalmente rendersene conto non vuol dire necessariamente divulgare all'opinione pubblica.

Di certo c'è che McKinsey ha ricevuto
51 milioni di euro (nostri) "per consulenze che, stando ai fatti, non fruttarono un lupino"; altro che barzellette sui carabinieri... perchè non provano a illuminarci su certe coincidenze che ci riportano alla mente funeste premonizioni su Alitalia? Vero è che sono premonizioni del 1997 ma è anche vero che, ad esempio, il buon Berlusca ha dichiarato di lavorare dal 1994 al riavvicinamento tra Italia e Libia; evidentemente se l'affare è grosso, si possono aspettare decenni ed Alitalia, mica era un "affare" tanto piccolo; magari, ci potrebbero illuminare su certe voci di speculazioni su Alitalia; ad esempio si potrebbe parlare delle voci sull'interessamento di George Soros per Alitalia; George Soros per intenderci, è quel signore che oltre ad aver ricevuto una laurea honoris causa a Bologna (con Prodi a suo fianco), viene ritenuto responsabile dell'attacco alla lira che costò "40 mila miliardi spesi dalla Banca d' Italia nel tentativo di difendere la nostra moneta dalle manovre degli speculatori esteri" che portò a crisi, indebitamento e privatizzazioni.

lunedì 19 ottobre 2009

PRIVATIZZAZIONI: PIANGE IL TELEFONO

In tema di privatizzazioni, quì di seguito un interessante articolo a firma di Davide Giacalone, pubblicato lo scorso 13 agosto su Libero

Cellulare caro, destino amaro
di Davide Giacalone - Libero 13/08/2009

"Non è la storia di una “normale” fregatura per i consumatori, è una tragedia nazionale. Noi siamo il Paese con la più alta densità mondiale di telefoni cellulari (più di 150 ogni 100 abitanti), ma paghiamo il traffico oltre la media dei Paesi industrializzati (fonte Ocse). Un non senso economico, che però è niente rispetto
alla più umiliante sconfitta: partimmo con un gran vantaggio e ci ritroviamo senza operatori nazionali. Chi vorrà raccontare le tappe del declino, non potrà saltare il capitolo delle telecomunicazioni.Se si guarda solo l’andamento delle tariffe telefoniche, con riferimento esclusivo al nostro mercato nazionale, sembra che le cose non potrebbero andare meglio, con un calo progressivo che contrasta la crescita dell’indice dei prezzi. Ma se si confronta quel che è avvenuto in Italia con quello che è avvenuto ed avviene in Paesi direttamente paragonabili (non lo sono gli Stati Uniti, per ragioni tecniche) il sorriso appassisce. Visto che ci sono più gestori, quindi siamo in un regime di concorrenza, qualcosa di profondo non funziona. L’autorità di controllo non ha fatto al meglio il proprio dovere, le tasse governative sugli abbonamenti distorcono il mercato, il mancato via libera ai gestori virtuali (che non dispongono di rete propria e portano la concorrenza nel settore dei servizi) è stato un costoso regalo alle compagnie esistenti. Noi tutti, che paghiamo troppo il nostro telefono cellulare, dobbiamo ringraziare il legislatore, il governante e gli arbitri. Questo, però, non è il lato peggiore.Nel 1990 eravamo all’avanguardia in Europa, vale a dire nel mondo. La penetrazione dei cellulari era superiore solo in alcuni Paesi scandinavi, dove, però, la poca densità della popolazione e le condizioni climatiche avevano sconsigliato la diffusione dei cavi e favorito le reti in radiofrequenza. Non solo eravamo in anticipo, ma avevamo un campione nazionale, quotato in Borsa e controllato dallo Stato, per il tramite della finanziaria Stet. Si chiamava Sip, la Tim non era ancora nata. Da allora in poi sono successe tre cose, equivalenti a tre offese agli interessi nazionali: 1. la concessione al secondo gestore, Omnitel, facente capo alla Olivetti, fu data, dal governo Ciampi, in omaggio ad equilibrismi di potere economico e politico, non per meriti o reali promesse di mercato; 2. Telecom Italia fu privatizzata, ministro del tesoro sempre Carlo Azelio Ciampi, con regole che, immediatamente dopo, furono tutte clamorosamente violate, inoltre fu venduta per fare cassa, senza strategia di mercato ed apertura reale alla concorrenza; 3. il colpo mortale arriva con la scalata illegale, avviata da una cordata radicata all’estero, con soggetti che rimangono ancora oggi sconosciuti, e favorita dal governo dell’epoca, presideuto da Massimo D’Alema. Tre pietre tombali.Oggi ci ritroviamo ad essere un Paese di consumatori non produttori, che usa massicciamente la telefonia cellulare, ma non dispone della larga banda, quindi dei servizi più moderni e necessari a rendere dinamico il sistema produttivo. Ma abbiamo gestori tutti posseduti dall’estero, senza protagonisti nazionali, con la stessa Telecom Italia trasformata da gallina dalle uova d’oro in pollo indebitato, talché gli spagnoli di Telefonica posseggono la maggioranza relativa nella scatola di controllo (Telco), in attesa di deglutire il boccone o rigurgitarlo, a favore di altri stranieri. L’indotto tecnologico quasi inesistente.Tenere le tariffe alte allo scopo di tutelare dei protagonisti nazionali non è una bella cosa, ma almeno ha un senso. Gravare, invece, sulle tasche dei cittadini allo scopo di tenere in equilibrio conti aziendali di chi ha fatto troppi debiti, arricchendo investitori stranieri, è sospetta follia. A questa seconda dottrina ci siamo allineati, da anni.Mi ha colpito la superficialità con cui molti hanno commentato, o semplicemente riportato, i dati Ocse. Se si somma quel che ciascuno di noi paga di troppo a quel che è stato sottratto al patrimonio nazionale, si ha il totale della più grande rapina effettuata. Ma senza troppo scandalo, anzi, con qualche prezzolato applauso."

Si consiglia anche la lettura di:

PRIVATIZZAZIONI: SU GS SUPERMERCATI

"CHI VUOLE UCCIDERE LA PIRELLI?"

venerdì 9 ottobre 2009

"ALLONS ENFANTS DE LA PATRIE..."

"Alitalia si è ripresa e funziona. Solo che deve fare i conti con i giornali anti italiani che riportano commenti negativi". Silvio Berlusconi, 7 agosto 2009


Lo stato francese rappresenta il

maggiore azionista di Air France -KLM controllandone il 15,7%; a sua volta Air France è il maggiore azionista della nuova Alitalia, avendo acquistato per 323 milioni di euro dai soci CAI, il 25% delle azioni della nuova Alitalia. Air France, assieme ad Accor, Veolia, Alcatel Lucent, Renault, Chantiers de l'Atlantique, Thales e Safran, fa parte del Fondo Sovrano voluto da Sarkozy di cui avevamo già accennato; c'è di tutto, dai cantieri navali all'industria aerospaziale, dal trasporto aereo al trasporto ferroviario, dagli alberghi alle agenzie di viaggio, dalle centrali nucleari al trattamento e smaltimento di rifiuti passando per la vendita di acqua, dalla produzione di energia ai radar fino alle portaerei; coicidenza vuole che si tratti di settori e di aziende che in Italia sono in via di (disastrosa) privatizzazione e/o dismissione. I francesi devono vedere di buon occhio politicanti, economisti e lobbisti vari quando questi sono accaniti fautori delle privatizzazioni in Italia e se andiamo a vedere l'elenco delle "legion d'honneur" italiane, il dubbio si rafforza; "mors tua vita mea" è più attuale che mai e purtroppo la differenza tra italiani e francesi, non è poca.


Durante la trattativa per la vendita di Alitalia, il Presidente della Regione Lazio Piero Marazzo, aveva proposto l'ingresso della Regione Lazio tra i soci della cordata CAI ma, tale proposta venne stoppata da Corrado

Passera di Intesa San Paolo che chiuse la porta a regioni ed altri enti locali poichè si doveva trattare di privatizzazione e quindi non dovevano essere presenti soci pubblici (per i soldi pubblici, un occhio si può sempre chiudere). Passera disse anche che Air France non avrebbe avuto il controllo della nuova Alitalia.

Sarebbe interessante sapere chi controlla la nuova Alitalia e quindi chi sia il responsabile delle performances estive della fù compagnia di bandiera; di sicuro c'è che se è stato impedito l'ingresso alla Regione Lazio, ci si è ritrovati dentro anche il GIC (fondo sovrano di Singapore) oltre che allo stesso stato francese (attraverso Air France) ed ai lavoratori di Air France poichè il 12,1% delle azioni di Air France è in mano ai dipendenti di Air France che si sommano al 15,7% in mano allo Stato Francese.

Già, i dipendenti; i dipendenti di Alitalia avevano messo sul piatto 340 milioni di euro tra TFR e parte degli stipendi oltre che la loro stessa professionalità; noccioline rispetto alle liquidità dei patrioti della CAI che si erano impegnati a versare in contanti a Fantozzi "ben" 327 milioni di euro, in due rate; peccato che a luglio, mentre Fantozzi si aspettava una prima rata di 170 milioni, la CAI ne abbia versato solo 70; naturalmente, il TFR ai dipendenti della fù compagnia di bandiera, se non lo paga Fantozzi, lo deve pagare l'INPS e poichè Fantozzi potrebbe ricevere meno di quanto pattuito (ed era già poco) dalla CAI e si ritrova pure a pagare i vigilantes per evitare che, pezzo per pezzo, gli freghino gli aerei che non è riuscito a vendere.

Magari Air France non controlla la nuova Alitalia ma sarebbe certo interessante sapere chi è la mente che costringerà i passeggeri italiani a transitare da Parigi per andare a Berlino, Hong Kong, Singapore e Montreal e viceversa; per andare a Città del Capo ci si imbarcherà a Fiumicino, poi si farà una capatina ad Amsterdam e poi si torna giù; evidentemente un Malpensa - Fiumicino - Città del Capo era troppo banale (o troppo complicato) e lo stesso dicasi per tratte come Fiumicino - Malpensa - Berlino o Montreal.

Se in aria le cose andranno male, a terra le cose vanno peggio; i pesantissimi disagi sofferti dai passeggeri, sopratutto quelli transitati da Fiumicino, secondo l'Enac, sarebbero principalmente conseguenza dell'insufficienza del personale di terra di Fiumicino; si ricorda che si tratta di disagi che sono preseguiti per diverse settimane, tant'è che nei week end, anche i dirigenti si sono messi a scaricare bagagli; sorvolando sull'aspetto del "servizio pubblico" (che evidentemente vale solo per i doveri dei dipendenti) e su chi lo dovrebbe tutelare, la sensazione è che si stia risparmiando sul personale di terra in vista di future (prossime) dismissioni di attività, come sta avvenendo in numerosi aeroporti medi e piccoli dove Alitalia sta trattando la cessione (vendita?) dei servizi di terra.

In una nota informativa del 5 luglio, la UIL Trasporti comunica che i servizi di terra di Napoli verranno ceduti (venduti?) alla GH, a Palermo le trattative sono in fase avanzata mentre per quanto riguarda gli scali di Catania, Lamezia Terme e Reggio Calabria, siamo ancora alle manifestazioni d'interesse delle società di gestione e di diversi soggetti di handling; non c'è fretta, così le cessioni avverranno alle condizioni migliori (o al miglior offerente?); nel frattempo si cede anche il ramo d'azienda Payroll alla Byte Software House S.p.A. nell'ambito della dismissione (vendita?) dei settori Vendita, Call Center, Amministrazione Commerciale.

Sarà una sensazione, ma quanto sta accadendo ricorda tanto il piano (di colonizzazione) di Air France ( e francese in generale); la differenza è che c'è un ristretto gruppo di persone che ci possono guadagnare una barca di soldi, soldi che non pagheranno di certo i francesi; se non fosse per la gravità della vicenda Alitalia e delle pesantissime conseguenze sul sistema Paese ci sarebbe da sbellicarsi dal ridere; purtroppo non ce lo possiamo permettere da un pezzo.

IMPREGILO: UN PO' DI AZIONARIATO (PASSANDO PER CAI...

ALITALIA: partono gli interrogatori

ITAGLIANITA'



Lo scorso 1 ottobre Alitalia ha accolto in servizio in servizio 3 nuovi Airbus A 320 (Torquato Tasso, Niccolò Macchiavelli e Giovanni Pascoli) che saranno usati sul monopolio, pardon, sulla rotta Milano - Roma - Milano; il primato del tricolore innanzitutto. Peccato che per ciò che riguarda gli aerei, si tratta di tricolore si, ma di quello irlandese poichè anche in questo si tratta di aerei registrati in Irlanda (sigle EI-DTH, EI-DTI e EI-DTJ); ebbene si, la nuova Alitalia ha più aerei registrati in Irlanda che non in Italia, alla faccia di tutti quelli che le tasse le pagano in Italia ma, vuoi mettere la soddisfazione di aver contribuito a "salvare l'Alitalia e l'italianità"?


SULL'ITAGLIANITA'



Un bel giorno di qualche annetto fà, Montezemolo, ricevette il Tapiro d'oro da Striscia la notizia perchè cappellini e magliette Ferrari erano prodotti in Bangladesh, in Cina e via dicendo; lui si difese dicendo che l'importante erano le auto perchè cappellini e magliette sono prodotti popolari che possono essere confezionati all'estero; qualche annetto dopo presenta in pompa magna la nuova FIAT Cinquecento che dovrebbe rappresentare l'italianità se non fosse per il piccolo dettaglio che viene costruita in Polonia, mica in Italia; dettagli, l'importante è che anche l'ennesima FIAT "made in Poland" può usufruire degli incentivi statali, cioè dalle solite tasse dei soliti polli sempre più spennati che naturalmente pagano anche la cassa integrazione per la FIAT in Italia; lo spot della nuova Cinquecento questo però non lo dice.
Passa qualche mese e Montezemolo critica Berlusconi perchè usa
auto straniere (malgrado lo stesso Montezemolo gli avesse regalato una Maserati Quattroporte); passano un pò di mesi e Berlusconi propone al "commendatore della legion d'onore" Montezemolo il ruolo di "ambasciatore del made in Italy", proposta che Montezemolo accoglie.



ALITALIA E ITALIANITA': IL GRANDE BLUFF

mercoledì 7 ottobre 2009

(ANCHE) STAVOLTA PAGO IO



Aeroporti. Prendono forma i piani d’investimento dei gestori in vista del confronto con il governo
Le nuove opere saranno finanziate con l’aumento delle tariffe



"Tre miliardi e oltre da spendere in dieci anni per il raddoppio dell’aeroporto di Roma Fiumicino. Un miliardo e ottocento milioni a Milano per il potenziamento di Malpensa con la terza pista e alcune migliorìe a Linate.
Sono le cifre che trapelano dai piani di sviluppo per i prossimi dieci anni delle due principali società aeroportuali italiane, Aeroporti di Roma (Adr) e la Sea di Milano.

I piani di investimento, non ancora ufficializzati, saranno presentati a Villa Madama il 14 ottobre. Una cerimonia concordata con la presidenza del Consiglio, con la quale il Governo gioca la carta degli aeroporti come motore di sviluppo, con circa cinque miliardi di spesa in dieci anni...... L’azione del nuovo presidente di Assaeroporti, Fabrizio Palenzona, che è anche presidente di Adr e vicepresidente Unicredit, ha segnato un punto a favore degli scali: la promessa del ministro dei Trasporti, Altero Matteoli, di aumenti tariffari ponte per 18 mesi, in attesa che l’Enac possa analizzare i piani di investimento e negoziare i contratti di programma con i quali le tariffe aumenterebbero in modo stabile....................Gli aeroporti attendono che Matteoli firmi il decreto a giorni. Ma occorre anche la firma del ministro dell’Economia, Giulio Tremonti. Le compagnie aeree hanno subito protestato contro gli aumenti, mentre il settore è in crisi. Non sarebbero comunque i vettori a pagare l’aumento, che verrebbe scaricato sul costo dei biglietti, cioè sui consumatori. Basandosi sul traffico del 2008, si può stimare che con queste ipotesi nel 2010 Adr potrebbe incassare circa 60 milioni di euro in più, la Sea 42 milioni, la Save di Venezia 7 milioni....Il presidente del comitato di direzione di Star Alliance per l’Italia, Luca Graf, osserva: «La regola dovrebbe essere che prima si migliora il servizio, poi possono aumentare i costi. Ma sembra si voglia fare il contrario»".

Di Gianni Dragoni, tratto da
Il Sole 24 Ore 6 ottobre 2009 (articolo intero)

Gli aumenti tariffari sono nella logica italica, la naturale conseguenza dei disservizi patiti dai passeggeri in questi mesi; invece di sanzionare pesantemente chi non ha saputo offrire adeguato servizio pubblico, ci si adopera per rimpinguare le casse di chi in passato ha già dimostrato di "peccare molto nella gestione"; le tariffe si possono aumentare per favorire gli investimenti (prevalentemente cemento), mica per (ri)dare dignità ai lavoratori oramai condannati a stipendi da fame e, naturalmente, guai a parlar di sciopero.


SCUDO SPOT


La pagina pubblicataria che potete "ammirare" è de Il Giornale del 30 settembre 2009 e, anche se lo scudo fiscale non era ancora stato approvato, già ci si muoveva per recuperare clienti.
Dei 300 miliardi di euro che potrebbero rientrare in Italia, soltanto dai 2 ai 4 miliardi dovrebbero entrare nelle casse pubbliche mentre Il Sole 24 ore del 23 settembre recita testualmente: "sterilizzati i controlli anti-riclaggio.
A proposito di condoni & c., vale la pena di ricordare la privatizzazione di GS Supermercati e successiva vendita ai francesi tramite società costituite in Lussemburgo: invece di 877 milioni di euro, il fisco italiano dovette chiudere la bocca con 29,8 milioni versati per il condono tombale del 2002.
Tratto da: L'irrequieto blog

venerdì 2 ottobre 2009

LA BORSETTA DI MAMMA'...

Sarebbe stato interessante approfondire la relazione semestrale del ministero dei Trasporti con la quale si accuserebbe la nuova Alitalia di monopolio nella tratta Milano Roma e, al tempo stesso, valutare il commento del titolare di tale dicastero che, prende le distanze dalla relazione redatta dalla direzione generale competente dello stesso Ministero (SIGH!!!) ma, preferiamo spostare la nostra attenzione su un altro argomento e per la precisione, il prestito di 100 milioni di euro "di liquidità fresca" che Intesa Sanpaolo e Unicredit inietteranno nel serbatoio di Alitalia; secondo quanto riportato su Il Messaggero, il prestito sarebbe ripartito equamente in quote uguali di 50 milioni, avrebbe una durata di quattro anni, sarebbe suddiviso in due tranche (A e B) e la tranche A, di complessivi 62,5 milioni, sarebbe garantita all’80% dalla Sace S.p.A. (Servizi Assicurativi del Commercio Estero); il capitale sociale di SACE SpA è interamente detenuto dal Ministero dell’Economia e delle Finanze. Gli impegni sono garantiti dallo Stato Italiano.
SACE "offre servizi assicurativi e finanziari a favore dell’internazionalizzazione delle imprese italiane; sviluppa attività di assicurazione, riassicurazione e garanzia dei rischi di carattere politico, valutario e commerciale a cui sono esposte le imprese e le banche italiane nelle loro operazioni commerciali e di investimento in Paesi esteri.
La missione di SACE è di accrescere la competitività delle imprese italiane nelle loro attività di internazionalizzazione."Tra le operazione più recenti possiamo ricordare i 120 milioni di euro in favore di TOFAS (FIAT) per la produzione del nuovo Doblò (Turchia), i 115 milioni in favore di TIM per la licenza per frequenze di telefonia mobile UMTS in Brasile.

La domanda sorge spontanea: se la nuova Alitalia (o ciò che ne resterà), tra qualche tempo, dovrebbe andare a gambe all'aria, i soldi alle banche (e quindi anche a banca Intesa, tra l'altro azionista di Alitalia), li deve dare la SACE, cioè il Ministero dell'Economia e delle Finanze, cioè pantalone?

domenica 27 settembre 2009

IL MIGLIOR COMMISSARIO POSSIBILE?

Quando Berlusconi affidò Alitalia a Giancarlo Cimoli, dichiarò che si trattava del "miglior amministratore possibile"; potremmo dire che Berlusconi abbia affidato Alitalia al "miglior commissario possibile"?
Qualche dubio sia concesso e tra questi, la velocità con cui è stata (s)venduta Alitalia: il bando di gara venne pubblicato il 22 settembre e la scadenza era le 12:00 del
30 settembre; dubitiamo che meno di 8 giorni per vendere una compagnia aerea siano sufficienti specialmente se, il venditore fornisce dati inesatti sulle cause del dissesto; la relazione sulle cause dell'insolvenza di Alitalia, andava fatta prima di vendere, non dopo; dettagli. Ciò che conta è che a fine settembre la CAI ottiene la firma delle organizzazioni sindacali, comprese quelle contrarie alle condizioni imposte da CAI; grazie anche ad un poderoso "massacro" mediatico basato su tanta disgustosa disinformazja che ha pericolosamente "condizionato" l'opinione pubblica. E non solo.


Ai primi di settembre 2008, secondo quanto fatto trapelare dallo stesso
Fantozzi, la liquidità era tra i 30 ed i 50 milioni di euro, cifra talmente esigua che a fine settembre l'avrebbe costretto a portare i libri in tribunale; lo stesso Fantozzi a fine settembre (Il Sole 24 Ore - 4 ottobre 2008) ha però comunicato una disponibilità di cassa di 180 milioni che avrebbe garantito alla compagnia operatività fino al 1 marzo 2009 (interessante il clip "L'Intesa Alitalia 1a parte, time 7:28); a questi vanno aggiunti i 50 milioni di depositi "sconosciuti" che Fantozzi ha scoperto a maggio 2009 e, giusto 6 mesi dopo aver venduto a CAI; ovvio che maggiore liquidità per Alitalia voleva dire maggiore autonomia e quindi meno fretta di vendere oltre che la possibilità di vendere ad un prezzo più alto tutelando così azionisti, creditori e contribuenti oltre che a migliori ("meno peggiori") condizioni per i lavoratori. Invece lavoratori ed opinione pubblica sono stati convinti che Alitalia era ad un soffio dal fallimento ed era stata salvata al fotofinish dalla CAI.

E' doveroso ricordare che la vendita di Alitalia a CAI ha comportato il taglio di quasi 10mila dipendenti, taglio condotto in buona parte "a casaccio"tra l'altro sotto le festività di fine anno, con conseguenze facilmente immaginabili sull'operatività di un'azienda di trasporto aereo. Allo stesso tempo non sono stati attivati alcune migliaia di contratti termine fondamentali per garantire l'operatività in l'altà stagione, impedendo così all'azienda di sfruttare uno dei periodi migliori per guadagnare ed aumentare ulteriormente le proprie liquidità; invece dei tagli al personale si sarebbero potute tagliare le spese inutili (che magari, qualche "utilità", ce l'hanno sempre) ossigenando ulteriormente i bilanci di Alitalia.
Invece no; si andati avanti di ultimatum in ultimatum per vendere al più presto possibile e, non sembra ci siano stati grandi sforzi per cercare altri acquirenti; anzi, la campagna di demonizzazione condotta contro i dipendenti ha avuto tra le proprie fila, personaggi ed istituzioni di primaria importanza.


Tagli e mancate attivazioni di contratti a termine hanno portato ad una scontata debacle operativa e le reazioni dei lavoratori con assemblee ed agitazioni improvvisate, hanno fatto il resto fornendo tra l'altro la giustificazione ufficiale per tutti i ritardi e le cancellazioni, qualsiasi fosse la causa, qualsiasi fosse la "vera" causa.


Proprio un lavoraccio quello del commissario straordinario, che deve valutare e decidere se è possibile risanare oppure bisogna vendere; per fare ciò, bisogna avere naturalmente avere le idee chiare. Il 24 settembre 2008, durante la sua audizione in Senato ha dichiarato: “il personale è troppo ed eccessivamente pagato”; qualche tempo dopo (e a giochi oramai fatti), arriva la “Relazione del Commissario Straordinario Prof. Avv. Augusto Fantozzi” sulle cause dell’insolvenza del Gruppo Alitalia"nella quale c'è l'implicita smentita che l'alto costo del lavoro così come i troppi dipendenti, erano fesserie ad uso e consumo degli italiani.


Da premesse sbagliate quindi, si è arrivati alla (s)vendita di Alitalia; i "patrioti" di CAI si erano impegnati a versare in contanti a Fantozzi "ben" 327 milioni di euro, in due rate; peccato che a luglio, mentre Fantozzi si aspettava una prima rata di 170 milioni, la CAI ne abbia versato solo 70; naturalmente, il TFR ai dipendenti della fù compagnia di bandiera, se non lo paga Fantozzi, lo deve pagare l'INPS; oltre alla possibilità di ricevere da CAI meno di quanto pattuito (ed era già poco), Fantozzi si ritrova pure a pagare i vigilantes per evitare che gli freghino pezzo per pezzo gli aerei che non è riuscito a vendere, aerei che in fondo, non sono nemmeno tanto cari; quattordici Embraer Ej-145 per meno di 32 milioni di euro non sono molti per aerei costruiti tra il 2000 ed il 2003, specialemente se "sono curati come pezzi da museo"; certo viene naturale chiedersi com'è possibile che si freghino pezzi di aereo... ma sono fermi in un aeroporto o sono abbandonati in qualche remota e malfamata periferia? Speriamo di si, perchè se è possibile che in uno o più aeroporti (che dovrebbero essere sicuri) italiani, vengano "fregati" pezzi d'aereo...

FANTOZZI CONTRO FANTOZZI: LA RELAZIONE DEL COMMISSARIO


NON E' LA PARMALAT?


ALITALIA E CORTE DEI CONTI: L'INCHIESTA NEGATA?

CREDIBILITA E LEGITTIMITA' DELLE ISTITUZIONI: CHI DEVE PAGARE IL CONTO DI ALITALIA

E LA CHIAMA “GRANDEUR”

LA BELLA E LA BESTIA

giovedì 17 settembre 2009

ALITALIA: GIP CONCEDE 6 MESI PROROGA A INCHIESTA SU BANCAROTTA

martedi 15 settembre 2009 15:04
ROMA (Reuters) - "Il Gip ha concesso alla procura di Roma una proroga di 6 mesi per la conclusione dell'inchiesta per verificare la sussistenza del reato di bancarotta per distrazione o dissipazione nella gestione di Alitalia negli anni fra il 2000 ed il 2007.
Lo riferiscono fonti giudiziarie.
L'inchiesta infatti non è stata ancora conclusa. Soprattutto i magistrati che vi stanno lavorando -- l'aggiunto Nello Rossi, ed i pubblici ministeri Stefano Pesci, Francesca Loi e Gustavo De Marinis -- non hanno ancora potuto ascoltare, poiché ha addotto giustificazioni per motivare l'assenza nelle date indicate per la convocazione, Giancarlo Cimoli che fu presidente della compagnia aerea nel periodo 2004-2007.
Le fonti giudiziarie fanno notare come in quegli anni avvennero alcuni fatti chiave nell'inchiesta come l'acquisizione di Volare Group, la creazione di Az Service e la concessione di alcune consulenze (come quelle per EuroFly, uno dei punti chiave dell'inchiesta, e per il settore Cargo di Alitalia).
Gli altri amministratori delegati e presidenti del periodo oggetto dell'indagine sono invece già stati ascoltati."

mercoledì 16 settembre 2009

L'IRA DI VARSAVIA SUL TRADING DI GOLDMAN

Da Il sole 24 Ore - giovedì 27 febbraio 2009 pag. 57
È scontro tra Goldman Sachs e la Polonia. Il Ministro del Tesoro polacco Aleksander Grad ha cancellato la collaborazione con la banca d’affari, advisor della prevista privatizzazione del gruppo energetico polacco Pge, accusando l’istituto di speculare contro lo zloti, la moneta di Varsavia. Secondo il quotidiano economico Dziennik la decisione di cancellare la collaborazione costerà tra gli 11-13 milioni di euro di mancato guadagno a Goldman Sachs. Il ministro si è seccato perché la Goldman Sachs avrebbe dichiarato di aver chiuso un trade che scommetteva sull’ulteriore deprezzamento delle monete dell’est Europa, zloty compreso. Non solo. La Bacna d’affari aveva dichiarato che grazie a questa scelta aveva guadagnato più di quanto aveva previsto. "La misura è colma", deve aver aver pensato il ministro, licenziando il consulente troppo ciarliero. (V.D.R.)

«Vi restano solo cibo e calcio» - Goldman Sachs avverte l’Italia

Super lobby Goldman Sachs

Governo griffato Goldman Sachs

Ma chi comanda in Italia?

Italians Grumble That Goldman Sachs Is, in Effect, Running Their Country

Quel fenomeno della Goldman Sachs...

L'Italia e' una colonia?

La regina Goldman cerca consensi

Nel Bel Paese il dialogo è bipartisan

Cossiga: "Draghi, mai premier"

GOVERNATORE DRAGHI: UNA SCIAGURA AFFIDARE SORTI DELL'ITALIA A "MISTER BRITANNIA"

GOVERNO: COSSIGA, DRAGHI? NO A P. CHIGI, UN VILE AFFARISTA

La sera andavamo alla Goldman…

Mr. Prodi e i soldi della Goldman Sachs

CRACK FINANZIARIO E COLLASSO SISTEMICO: FINALMENTE DRAGHI (GOLDMAN SACHS) SCOPRE ESISTENZA AGENZIE RATING E DI CRISI, IGNORATA,OCCULTATA E NEGATA

Europa in vendita, compra Goldman Sachs

E' sempre Goldman Sachs. L'Impero sta vincendo?

Petrolio senza freni. Goldman Sachs: il barile a 200 dollari entro il 2010

Paradossi energetici: l’imbroglio locale del petrolio globale

IL PREZZO DEL PETROLIO? E' SOLTANTO VIRTUALE

Post tratto da L'irrequieto blog

mercoledì 9 settembre 2009

PRIVATIZZAZIONI: SU GS SUPERMERCATI


Un interessante articolo del 2005 per riflettere sulle privatizzazioni, in questo caso dei supermercati GS, (tratto da Panorama del 22 dicembre 2005, pag. 209)
"CAPITALI E FISCO - L’INDAGINE DELLE FIAMME GIALLE SULL’OPERAZIONE GS SUPERMERCATI

MAXIPLUSVALENZA, MA ESENTASSE


Tra il 1998 e il 2000 Benetton e Del Vecchio hanno venduto la catena incassando oltre 2 miliardi. Sui quali, secondo la Finanza, non hanno pagato un euro d’imposta. Ecco come.



Di ANDREA PASQUALETTO
La Guardia di finanza veneta che chiama l’Ufficio locale delle entrate, Venezia che informa immediatamente Roma, Roma che tace per mesi. Finché il tempo stringe, la prescrizione incalza e succede tutto in pochi giorni: palleggio di pareri, anche contrastanti, documenti che iniziano a scottare e, infine, archiviazione.

La settimana più calda del fisco italiana è stata quella del 24 ottobre, giorno in cui qualcuno ha deciso che era meglio chiudere così un’indagine condotta per quattro anni dalle Fiamme gialle di Venezia su un’operazione: la vendita da parte di Edizione Holding (gruppo Benetton) e della finanziaria di Leonardo Del Vecchio, patron della Luxottica, dell’italiana Gs supermercati (nata dopo l’acquisizione della Sme) al colosso francese della distribuzione Carrefur.

Una cessione che, secondo quanto risulta dai documenti acquisiti in Lussemburgo dal Nucleo tributario di Venezia, si è sviluppata tra la fine del 1998 e il 2000 con un valore di vendita di 5.226 miliardi di lire (2,70 miliardi di euro) e una plusvalenza di 4.726 miliardi di lire (2,44 miliardi di euro), sui quali, secondo la Guardi di finanza, non è stato pagato un solo euro d’imposta perché la cessione si è conclusa nel paradiso fiscale del Lussemburgo.

Se fosse stata dichiarata in Italia, invece, Benetton e Del Vecchio, avrebbero dovuto versare circa 877 milioni di euro. L’operazione è stata analizzata nei dettagli dagli organi ispettivi: questo grazie alla collaborazione delle autorità di Francia e Lussemburgo che hanno ricostruito la rete estera creata dai due gruppi per far transitare partecipazioni e denaro riguardanti la vendita di Gs supermercati.
Dalle carte spedite dal Lussemburgo alla fine del 2004 emerge che per realizzare la complessa operazione, iniziata alla fine del 1998, sono state costituite tre società: Schema 21 Société anonime (Sa), Schema 21 Partecipation e Schema 21 Retail.
Tutte e tre liquidate a operazione conclusa, cioè dopo aver sfruttato al meglio la “participation exemption”, cioè la favorevole legge del Lussemburgo che considera esentasse tutto ciò che deriva da partecipazione. Trattamento fiscale che si può ottenere, però, a una sola condizione: che la vendita delle azioni avvenga almeno un anno dopo l’acquisizione.

Alla fine del 1998 i due soci italiani della Gs supermercati (avevano entrambi il 50 per cento) hanno conferito le loro quote alla Schema 21 Sa e lo hanno fatto esattamente al valore registrato a bilancio (circa 500 miliardi di lire, 258 milioni di euro). Dopo 12 mesi e qualche giorno, la schema 21 Sa ha conferito la stessa Gs alla Schema 21 participation. Il valore in questo caso è lievitato: 5.226 miliardi di lire (2,70 miliardi di euro). Allo stesso valore la Participation ha conferito le quote alla Retail e quest’ultima, sempre a 5.226 miliardi di lire, ha venduto tutto e subito a una finanziaria olandese del gruppo Carrefour. La Schema 21 retail ha cioè acquisito e venduto la Gs supermercati allo stesso valore, senza alcuna plusvalenza ed evitando così di pagare anche l’imposta lussemburghese prevista in caso di cessione entro la scadenza annuale.

L’incasso è poi stato diviso a metà. Del Vecchio ha versato i suoi 1,34 miliardi di euro nella Leofin Luxemburg; la Edizione Holding ha usato le sue società. E le Schema 21 lussemburghesi sono state chiuse.

Questa, in sintesi, l’operazione, così come è stata ricostruita sulla base dei documenti esteri. Un disegno che aveva spinto la Guardia di finanza a ipotizzare una caso di “interposizione fiscale”, cioè di operazione eseguita al solo fine di realizzare una plusvalenza in modo completamente esente.
Il 16 gennaio di quest’anno le Fiamme gialle hanno chiesto una conferma all’Agenzia delle entrate di Venezia. Venezia ha passato la palla a Roma e dalla capitale la risposta è giunta in settembre. Il parere è risultato positivo e ha indotto gli uffici dell’Agenzia a chiedere alla Guardia di finanza l’intero fascicolo riguardante l’indagine, dalla verifica fiscale del 2001 fino al documento arrivato dall’estero a fine 2004.

Ma proprio mentre a Venezia si stavano inviando le carte, il 24 ottobre, a sette giorni dalla prescrizione che avrebbe vanificato tutto, un paio di telefonate tra ufficiali delle Fiamme gialle e funzionari dell’Agenzia delle entrate ha messo la parola fine all’intera vicenda.
Con quale motivazione? La Edizione Holding aveva aderito al condono tombale del 2002, pagando 29,8 milioni di euro. Del Vecchio aveva fatto altrettanto. Secondo una tesi, quel condono era sufficiente a sanare l’interposizione. Secondo altri no. In ogni caso sia la Edizione Holding sia Del Vecchio non sono mai stati richiesti di spiegare le ragioni di quell’operazione , che potrebbero essere diverse dall’ipotesi delle Fiamme gialle. E oggi, a prescrizione avvenuta, da Ponzano Veneto e Agordo i due gruppi protagonisti preferiscono non commentare."

mercoledì 2 settembre 2009

"CHI VUOLE UCCIDERE LA PIRELLI?"

Indagine sulla crisi di una grande azienda italiana
Fabio Fumagalli - Gianmario Mocera


«Sulla Pirelli si è consumato una sorta di “delitto perfetto” perché tutti hanno preferito girare la testa dall’altra parte,anche quando i fatti erano evidenti.»

"Fino al 1991 la Pirelli è stata una delle grandi multinazionali del nostro Paese. In quell'anno esce di scena Leopoldo Pirelli ed entra in azione Marco Tronchetti Provera. È l'inizio di un processo irreversibile che in due decenni ha portato allo smantellamento dell'azienda: dismissioni, chiusure di fabbriche, cessioni di comparti in attivo, mobilità. Attraverso l'analisi dei bilanci, il racconto dei rapporti tra sindacato e impresa, la denuncia della rete di connivenze politiche che hanno coperto le scelte strategiche del management e della proprietà, Fumagalli e Mocera consegnano ai lettori una vera e propria indagine sul "Caso Pirelli" che mette in luce responsabilità dirette e indirette di Tronchetti Provera, dei vertici del sindacato, delle amministrazioni pubbliche di Milano, dei governi nazionali, delle grandi merchant bank e dei giornali."
Di seguito alcuni passaggi tratti dal libro in questione che devono far riflettere su ciò che è avvenuto e sta avvenendo nel Paese
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"...La vendita all'americana Goldman Sachs dello storico settore dei cavi, per esempio, è un'operazione che non ha alcuna giustificata motivazione industriale. Il gruppo era assolutamente solido ed efficiente, come dimostra ampiamente l'andamento del 2006, perfettamente in grado di essere competetitivo sul mercato e di produrre utili; ciò che è mancatonegli ultimi anni è statoa l'adeguata volontà e attenzione, ma queste erano tutte dedicate, unitamente alle risorse economiche, ad altri obiettivi e cioè l'acquisizione di Telecom Italia. Per questo sono stati sacrificati i cavi e per nessuna altra ragione."

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"L'opinione pubblica non seppe nulla di quanto si stava verificando, nessuno dei mezzi di informazione se ne occupò, non uno dei rappresentanti istituzionali si interessò alla vicenda: sindaco, presidente di regione, di provincia, rappresentanti del governo come dell'opposizione, nulla."

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"Anche sotto il profilo strettamente sindacale c'è da segnalare una certa timidezza, quasi si temesse di disturbare il "manovratore". Si percepiva una sensazione di fastidio a occuparsi di questa azienda nonostante si trattasse di una delle poche multinazionali italiane."
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"I non interventi e la scarsa sensibilità dimostrata dalle segreterie nazionali del sindacato in occasione della vendita del settore cavi nel 2004 è emblematica: la richiesta di incontro con il management Pirelli fu spedita all'azienda dopo che la stessa aveva già annunciato l'avvio delle procedure di vendita a Goldman Sachs."


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"Nel novembre del 2004 siamo riusciti ad avere un colloquio in Camera del Lavoro a Milano con Guglielmo Epifani (il segretario nazionale della CGIL) al quale abbiamo consegnato come RSU un dossier su tutta la vicenda cavi e più in generale sulla vicenda che intrecciava Pirelli e Telecom; avevamo chiesto che la CGIL se ne occupasse e non abbiamo mai saputo nulla"
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"...ci siamo guardati in faccia e avevamo chiara una cosa: eravamo stati sacrificati (o scaricati) anche dal sindacato nazionale. Non c'era alcuna ragione logica perchè non si intervenisse nei confronti di Pirelli chiedendo ragione dell'alienazione di un intero settore industriale, a maggior ragione nel bel mezzo di una campagna condotta proprio dalla CGIL contro il declino industriale del Paese."
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"...Eppure nessuno mosse un dito, Epifani per primo. Allo stesso modo si comportarono le altre organizzazioni sindacali, le istituzioni a qualsiasi livello e i partiti politici; non credo alla casualità, alle coincidenze, credo piuttosto che Telecom Italia sia stata valutata più importante di Pirelli e quindi quel modo di operare stava bene a tutti. Ci hanno rimesso i lavoratori e il Sistema Italia, non certo Tronchetti Provera o altri attori di questa vicenda. Si è accettato di impoverire il nostro Paese perchè il settore cavi opera nel settore dell'energia come delle telecomunicazioni, lavora per ENEL come per le diverse municipalizzate per il trasporto dell'energia nelle case e nelle aziende , si producono importanti supporti per trasmettere dati di telecomunicazione tanto per Telecom che per qualsiasi altro operatore del settore, per esempio le fibre ottiche di Fastweb"

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Si consiglia la lettura di "
Cavi ex Pirelli in borsa, operazione miliardaria" su Panorama.it; il 10 aprile 2007, Borsa Italiana dispone l'ammissione a quotazione di Prysmian S.p.A., "i Joint Global Coordinators dell'operazione sono Goldman Sachs, JPMorgan e Mediobanca. Mediobanca agisce anche nel ruolo di Sponsor e di responsabile del collocamento per l'offerta pubblica in Italia."

domenica 30 agosto 2009

BANANA REPUBLIC: LA COSTANZA INNANZITUTTO



Che siamo il paese delle banane, l'aveva ammesso l'anno scorso il Ministro Scajola, riferendosi proprio all'aeroporto di Fiumicino dichiarando che alcuni aeroporti peccano molto nella gestione; era inverno ma a quanto pare, anche in piena estate, l'aeroporto di Fiumicino fa "acqua" arrivando a conquistare la "maglia nera" europea per i ritardi nei decolli, seguito da quello cipriota di Larnaca e quello greco di Rodi e, udite udite, da Roma Ciampino; ottima performance, per ADR (Aeroporti Di Roma, la società che gestisce gli scali romani) e per i "baciati dalla dea delle privatizzazioni" che la controllano.



Secondo il Presidente dell'ENAC Vito Riggio, il problema riguarda soprattutto il personale di terra di Fiumicino che mostra un dato di insufficienza; per far fronte a ciò, Alitalia ed ADR hanno deciso di potenziare gli organici con 300 unità; dall'ultimo week end di luglio, un gruppo di dirigenti della nuova Alitalia ha affiancato impiegati ed operai ai check-in, ai bagagli smarriti, a caricare e scaricare bagagli (uno dei punti deboli dell'organizzazione della compagnia in questi giorni di maggior traffico), etc.



All'inizio di agosto, l'amministratore delegato Sabelli (che ha dato il proprio contributo sul campo assieme agli altri dirigenti), affermava che "le cose stanno andando molto bene".



Così bene che dopo qualche settimana, Alitalia è arrivata al 100% dei ritardi e proprio i tantissimi ritardi ed il caos dei bagagli smarriti, hanno spinto il ministro delle infrastrutture e dei trasporti (nonchè senatore nonchè sindaco di Orbetello, nonchè "impunibile"), Altero Matteoli, a dichiarare che "i disagi sono diventati inaccettabili".



Dettaglio tutt'altro che trascurabile è che stavolta non ci sono assemblee spontanee dei lavoratori su cui scaricare altrui responsabilità; da sottolineare che grazie al nuovo contratto CAI, si è riusciti a togliere qualcosa anche agli stipendi da 500 euro al mese (per part time imposto) oltre a diverse giornate libere l'anno per cui questi lavoratori ora, hanno 22 giorni di ferie l'anno contro una media nazionale di 28 ed una media europea di 34; da ricordare che si parla di gente che lavora anche la notte, ogni sabato e domenica (ha mediamente 6-7 week end liberi l'anno) e lavora anche a Natale, a Capodanno, a ferragosto e a Pasqua; dulcis in fundo i "patrioti" hanno ottenuto l'innalzamento dell'orario minimo per poter aver diritto al pasto per cui oltre allo stipendio da fame, non si ha diritto a mangiare; avevano ragione quando dicevano che non avrebbero lasciato i lavoratori in mezzo ad una strada: li hanno lasciati in mezzo ad un'autostrada!!!


Si tenga ben presente poi, che se manca personale, vuol dire che il personale in servizio svolge un lavoro maggiore a velocità maggiore ed è sottoposto a maggiore esposizione al rumore e a tutto l'inquinamento tipico di un aeroporto e, ci fermiamo quì che magari diciamo troppe cose che il "sistema dei giornalisti" per chi sa quale arcano mistero, dimentica o magari preferisce non dire.




Appare strano che sia l'ENAC a denunciare le carenze di personale della nuova Alitalia mentre sembra proprio che le organizzazioni sindacali che hanno contribuito al "salvataggio" di Alitalia, se ne stiano zitte e buone e anzi, accettino di buon grado che vengano ancora dismessi rami d'azienda e scali periferici (come da piano Air France?); proprio strano. Certo è che, malgrado Roberto Colaninno sia di sinistra, il centro sinistra sta conducendo una battaglia "vitale" (dopo il "dono" del TFR) per i lavoratori: l'eutanasia!!!