martedì 23 dicembre 2008

OPERAI: TRA CENSURA, OMISSIONI E STRUMENTALIZZAZIONI



“Lavoratori di terra di Alitalia”, “lavoratori di Alitalia Airport”, “personale del carico bagagli” e “tute verdi”; queste sono le definizioni usati da alcune delle principali testate nei confronti dei dipendenti che ieri erano riuniti in assemblee e che avrebbero provocato disagi ai passeggeri e cancellazioni di voli; il perchè di "avrebbero" lo vedremo prossimamente mentra ora dedicheremo qualche minuto ad alcuni "dettagli".


C’è da chiedersi perché la parola operaio sia stata bandita nei confronti di questi lavoratori; che la parola “operaio” sia un vero e proprio taboo nell’ambito della vicenda Alitalia è palese anche se probabilmente si tratta della categoria che alla fine pagherà il prezzo più salato.

“Sembra” quasi si tratti di “merchandising mediatico” che “vende” all’opinione pubblica una versione dei fatti e delle cause del fallimento di Alitalia imperniata sugli alti stipendi e sui privilegi dei piloti e delle hostess che contrariamente alla maggior parte dei lavoratori italiani avevano una retribuzione adeguata all’impegno, al disagio ed alle responsabilità derivanti dall’attività svolta; confrontare lo stipendio di un pilota con quello di una colf è semplicemente strumentale; si aggiunga poi che in Italia è oramai consuetudine derogare dall’articolo 36 della Costituzione.

La strumentalizzazione della vicenda appare evidente nel momento in cui nell'ambito dell'intera vicenda Alitalia, per mesi si è omesso sistematicamente e, comincerei a parlare di vera e propria censura, del personale di terra del gruppo Alitalia ed in particolare, è stata sistematicamente omessa la categoria e la stessa parola operai.

In base al piano CAI, in Alitalia risultano essere in
esubero 628 piloti, 1.518 assistenti di volo e 3.777 dipendenti di terra per un totale complessivo di 5.923 dipendenti; vanno però aggiunti i 3.200 dipendenti di Air One / EAS (l’handling di Air One, l’equivalente di Alitalia Airport) per cui il totale complessivo degli esuberi è di 9.123 unità con tagli totali al personale di terra (Gruppo Alitalia ed Air One/EAS) per circa 6.000 unità senza tenere conto dei 3.000 – 4.000 precari ed anche in questo casi si tratta prevalentemente di personale di terra, impiegati, tecnici ed operai.


E' veramente "impressionante" la facilità con cui qualcuno ha accettato e sottoscritto una tale macelleria sociale e come sia riuscito a farla accettare agli "esuberi" (fasulli perchè si tratta principalmente di esternalizzazioni e ridimensionamento aziendale per la gioia della concorrenza) in carne ed ossa; è troppo facile (oltre che discutibile)accettare sacrifici che dovranno pagare altri, ma oramai in Italia è la prassi.

Pubblico servizio: oneri, non certo onori

Delle retribuzioni dei dipendenti di terra e quindi anche degli operai, abbiamo già parlato e qualcosa, è “trapelato” anche sui media, qualcosa per l’appunto; grazie a flessibilità, precariato e part time gli operai arrivano a retribuzioni anche di 500 euro al mese mediante contratti part time a 4 ore giornaliere che prevedono una disponibilità nell’arco delle 24 ore lavorando anche il sabato e la domenica con la possibilità di dover svolgere lavoro straordinario che difficilmente un precario rifiuta.
Naturalmente quando si tratta di scioperi, agitazioni ed assemblee, si ventila l'ipotesi dell'interruzione di pubblico servizio ma è normale che chi svolga un "pubblico servizio" debba avere retribuzioni che rappresentano un vero e proprio insulto ai lavoratori oltre che una sorta di istigazione a delinquere? I lavoratori, grazie a tutti coloro che negli anni sono stati ben disponibili ad accettare sacrifici totalmente inutili poichè le cause del fallimento di Alitalia si devono cercare altrove, si ritrovano così con i doveri da "pubblico servizio" ed i diritti della "carne da macello".
E’ forse fuori luogo chiedersi come mai vengono tagliati fuori questi lavoratori con quello che costano e quello che rendono e si preferisce rivolgersi a terzi?
Come abbiamo già visto, anche per il personale a tempo indeterminato le perplessità non mancano poiché spesso si tratta di part time a 6 ore mentre i “fortunati” full time possono arrivare a 1.200-1.500 poiché si devono contare scatti di anzianità e livelli maturati; questo però dopo almeno 12 anni di servizio; dei veri privilegiati sia per gli stipendi, che per lo stile di vita che per il contesto in cui operano; sul “giorno di riposo di 33 ore” abbiamo già detto ma visto che ai privilegi non c'è fine, ecco qui un’altra “chicca” in tal senso, pubblicata su "Il Sole 24 Ore" di Mercoledí 08 Settembre 2004: "Meno esuberi con gli sconti previdenziali -Il ricorso a una "soluzione amianto" di tipo previdenziale per ridurre di almeno mille unità il numero degli esuberi...". Amianto???
Quella dell’amianto è una vicenda di cui si è parlato più che altro in ambito
Ferrovie e Fincantieri, in Alitalia invece è difficile trovare notizie; il fatto che in Alitalia diversi dirigenti provengano dalle Ferrovie e da Fintecna (Fincantieri fa parte di Fintecna) non penso che implichi necessariamente che essi siano informati sull'argomento.

Questi lavoratori di Alitalia non si fanno fanno mancare proprio nulla eh? Questo naturalmente, in mezzo ad altri
privilegi.

Dettagli ed omissioni

Quanto detto rientra naturalmente nell’ambito dei dettagli casualmente sfuggiti ai media, “dettagli” che fanno buona compagnia ad altri “dettagli” come la relazione di Fantozzi sulle cause dell’insolvenza di Alitalia; sono sfuggiti ai media anche i numeri tratti dai bilanci che dimostrano la “menzogna” sugli esuberi, sulla bassa produttività e sull’alto costo del lavoro così come sarebbe stato carino se qualcuno si fosse chiesto se vi è o meno nell’ambito della CAI, la presenza indiretta di Mediobanca (e tutto ciò che c’è dentro) e di altri “blasonati” protagonisti della politica, dell’economia e della finanza nazionale ed internazionale.



A onor del vero, oltre ad alcuni articoli comparsi su Il Manifesto, anche Piero Ostellino sul Corriere della Sera del 15 novembre ha trattato l’argomento dei “numeri” di Alitalia avanzando il sospetto “che il «caso Alitalia» sia una delle più colossali porcate prodotte nel dopo-guerra dall' intreccio fra politica e affari”. Potremmo definirla una "porcata" ampiamente annunciata?
Succede


Lo stesso Ostellino, qualche giorno dopo riprende l’argomento rivelando di aver ricevuto i ringraziamenti da parte di molti dipendenti di Alitalia “perché - dicono - è la prima volta che compaiono su un giornale, malgrado li avessero forniti ai giornalisti che seguono la vicenda.” Chiarissimo ed inequivocabile il commento di Ostellino: “Succede.”

Che poteva "succedere" qualcosa del genere, s'era però già capito da un pezzo.

Succede anche che i manager al timone di Alitalia tra il 2000 ed il 2007 vengano
indagati per bancarotta per distrazione o dissipazione e che la notizia venga "passata" con tanta velocità quanta discrezione, che diversi articoli pubblicati sulla vicenda sembrassero vere e proprie fotocopie e che della cosa entro 24 ore non ha parlato più nessuno; è vero che da anni Alitalia è in prima pagina per le perdite e per gli “sprechi” e che sarebbe bastata un po’ di curiosità ed una normale connessione ad internet per sbirciare sui bilanci ma in fondo, queste sono “notiziole”, men che gossip sul quale ai media (che non sono delle ONLUS) evidentemente non conviene spender tempo e parole né tanto meno approfondire perché tanto, tutte le responsabilità sono dei privilegi dei dipendenti di Alitalia e anche grazie alla spiccata “deontologia professionale” di qualcuno, che non si parli di operai!