martedì 30 settembre 2008

STIPENDI, INFORMAZIONE E SCIACALLAGGIO


Tra le tante riflessioni che vanno fatte sulla vicenda della vendita di Alitalia alla CAI vi è quella del taglio degli stipendi, i famosi ed invidiatissimi stipendi dei dipendenti di Alitalia e nel caso specifico, del personale di terra che in base a quanto riportato nei bilanci al 31 dicembre 2007, rappresentano 11.135 dipendenti su 17.494; il personale di terra quindi rappresenta il 63,87% sul totale dei dipendenti.

Nella tabella 1 possiamo vedere quindi gli stipendi attualmente in vigore per i dipendenti di terra ed in i particolare degli operai, categoria di cui i media hanno sostanzialmente omesso di parlare, nella tabella 2 abbiamo gli scatti d’anzianità, nella tabella 3 l’E.D.A. di cui il lavoratore matura il 20% per ogni anno di anzianità di servizio; in tal modo ci si ritrova con i precari che dopo 8-10 anni di servizio, non ne hanno maturato un centesimo; lo stesso vale anche per gli scatti di anzianità e per gli avanzamenti di livello; anzi per ciò che riguarda i livelli d’inquadramento, i dipendenti part time (impiegati ed operai, dopo aver lavorato per 8-10 anni a tempo determinato, vengono assunti quasi totalmente part time e solo dopo diversi anni vedono trasformato il rapporto di lavoro in full time) si vedono moltiplicati i tempi per raggiungere il livello superiore a causa del ridotto orario di servizio e sia lo straordinario che il lavoro supplementare (rispetto all’orario contrattuale) non fanno testo.

Dulcis in fundo alla tabella 4 troviamo gli “altri istituti” ed alla tabella 5 le maggiorazioni per il lavoro festivo (e le domeniche non vengono considerate festive), per il lavoro notturno e per il lavoro supplementare che sarebbero le ore eccedenti l’orario contrattuale dei part time fino all’ottava ora; per intenderci, ai minimi tabellari bisogna ad esempio tagliare il 25% o il 50% a seconda del tipo di contratto part time ed ovviamente si parla di retribuzioni lorde.

Dopo aver ricordato che il tipo di attività, eccezion fatta per alcuni dirigenti e per amministrativi, si svolge nell’arco delle 24 ore, 7 giorni su 7, 12 mesi l’anno in qualsiasi condizione meteorologica e che l’attuale disciplina dell’orario di lavoro permette alle aziende ampia flessibilità nell’ambito degli orari di lavoro disponendo in pratica dei lavoratori a piacimento, appare platealmente evidente quanto possa essere totalmente infondata qualsiasi polemica o meglio leggenda, sugli alti stipendi dei lavoratori di Alitalia ed anzi è utile confrontare tali stipendi con la “soglia di povertà relativa”.

In tal senso è utile ricordare l’articolo 36 della Costituzione: “Il lavoratore ha diritto ad una retribuzione proporzionata alla quantità e qualità del suo lavoro e in ogni caso sufficiente ad assicurare a sé e alla famiglia un'esistenza libera e dignitosa. La durata massima della giornata lavorativa è stabilita dalla legge. Il lavoratore ha diritto al riposo settimanale e a ferie annuali retribuite, e non può rinunziarvi.”
Nella sostanza il predetto articolo della Costituzione è stato abrogato assieme ad altri che concorrono alle fondamenta della stessa democrazia e riforma della Costituzione che si vorrebbe attuare da un Parlamento votato ma non scelto, non promette nulla di buono.

I confronti fatti in questi giorni tra gli stipendi dei piloti e delle hostess e di altre categorie sono semplicemente strumentali anche perché un giornalista medio avrebbe dovuto sottolineare l’ingiusta retribuzione, l’incostituzionale retribuzione delle altre categorie invece di attaccare piloti ed hostess e la strumentalità della campagna di disinformazja mediatica è palesata dalla censura circa le “altre” retribuzioni della maggior parte dei lavoratori di Alitalia; si sono usati i media per fare merchandising da supermercato di bassa qualità ed in questo caso non d’informazione si può parlare ma di lobbying.

Tornado alle retribuzioni, la “soglia di povertà relativa”, in un dossier dell’ISTAT del 2005 viene definita come “la spesa media mensile per persona che per una famiglia di due persone” che nel 2005 appunto, corrispondeva a 936,58 euro; come dire che nel caso di basse qualifiche o di precari, due dipendenti part time o uno full time con coniuge a carico, sono retribuiti e vivono sotto la soglia di povertà relativa.

Poiché al peggio non c’è fine, la prima proposta di contratto presentata dalla CAI (tabella 6) andava a tagliare pesantemente le attuali retribuzioni incidendo pesantemente su quelle relative ai livelli più bassi e quindi su operai ed impiegati precari e sugli operai mentre, per i livelli maggiori, i tagli oltre ad avere un peso percentualmente (e praticamente) minore, alcune differenze di inquadramento rispetto al contratto Alitalia avrebbero potuto portare a “promozioni” automatiche con conseguente minore peso dei tagli.
Analogamente, avrebbero avuto effetti devastanti i tagli sulle maggiorazioni di lavoro notturno, festivo, straordinario e supplementare (tabella 7) a cui era stata aggiunta anche la soppressione della 14° mensilità.
Poi si accusa e si insulta la gente che ha esultato quando la CAI ha ritirato l’offerta; i fuochi d’artificio ci volevano, perché questi lavoratori, assieme alle migliaia di precari e di esuberi (nel piano CAI mancano tutt’ora all’appello oltre 8mila lavoratori oltre alle migliaia di precari) avevano tonnellate di ragione per festeggiare il momentaneo epilogo di una vicenda che vede graziare (se non premiare) i responsabili (i carnefici) e punire i lavoratori che rappresentano le vittime assieme, ma questi ultimi in misura minore, ad azionisti e contribuenti.

L’accordo quadro sottoscritto da tutte le organizzazioni sindacali è certamente molto meno devastante ma, deve far riflettere molto seriamente il fatto che sia stata presentata una bozza di contratto così umiliante per i lavoratori; ciò può essere dovuto o a profondo disprezzo per i lavoratori o a profonda ignoranza dell’argomento ed entrambi non depongono assolutamente bene per qualsiasi imprenditore che voglia o comunque pensi di essere tale nei fatti oltre che nel nome.

Naturalmente non depone affatto bene nemmeno la totalmente benevola ed entusiasta reazione di chi doveva tutelare i lavoratori; certo è che se già i lavoratori sono arrivati a toccare, anzi, a “bucare” il fondo, anche il sindacato, e qualcuno in particolare, i suoi “meriti” ce li ha e su chi possa essere stato “più bravo”, le cronache degli ultimi giorni ce lo hanno indicato abbastanza chiaramente; gira voce tale benevolenza sia dovuta al fatto che CISL e UIL siano tra i soci fondatori di Obiettivo Lavoro; forse sarebbe ora che qualcuno decidesse cosa vuol fare, se rappresentare i lavoratori o collocarli anche perché facendo entrambe le cose, almeno una si rischia di farla male e la vittoria mediatica personale di qualcuno conta ben poco se poi si è distrutto ciò che si doveva rappresentare e tutelare.