domenica 28 dicembre 2008

AGNELLI SACRIFICALI

In merito alla vicenda delle assemblee spontanee dei lavoratori di Alitalia Airport (non chiamiamoli operai che si potrebbe frenare l’astio nei loro confronti) va fatta qualche ulteriore riflessione: i disagi sono esclusiva conseguenza delle assemblee dei lavoratori o c’è altro? Proviamo a mettere da parte per un attimo, le solite chiacchiere che hanno portato ad avere carta bianca i responsabili della distruzione della compagnia di bandiera e del trasporto aereo italiano in generale con conseguenze disastrose in diversi comparti dell’economia italiana che non tarderanno a manifestarsi, industria aerospaziale in primis.

In base al bilancio di Alitalia Airport S.p.A. (per la precisione si fa riferimento alla Relazione del Consiglio d'Amministrazione sull'andamento della gestione - pag.26), al 31 dicembre 2006 Alitalia Airport occupava 3.323 dipendenti di cui 1.676 part time e 1.082 a tempo determinato.

I dati sono relativi a due anni fa ma è illecito chiedersi quanti dei 1.082 lavoratori a termine presenti a dicembre del 2006, erano in servizio in questi giorni? Possiamo azzardare NESSUNO? Quanti dei 2.241 lavoratori a tempo indeterminato in servizio due anni fa, sono stati pensionati, prepensionati e/o cassintegrati? Quanto ha influito l’incertezza (compresa quella per il pagamento degli straordinari) sui part time a cui in un periodo del genere, sarebbe “normale”venga richiesto di prestare lavoro straordinario?

Se 1/3 dei lavoratori è precario (e la quota sale tra gli operai) e quindi non in servizio attualmente ed il numero dei lavoratori designati a "presidio" per garantire l'operatività durante le assemblee previste dalla legge è stabilito in base ad una quota sul personale in servizio, la responsabilità dei disservizi è dei lavoratori o di chi ha portato l'azienda ad avere "questi numeri" alla faccia naturalmente, dei famosi esuberi?

Che la CAI, assieme a taluni ambienti istituzionali, sia una sorte di “loft” del trasporto aereo s’è capito da tempo; indimenticabile la “
minaccia” di Colaninno (Roberto) di assumere piloti Ryan Air che ha fatto gelare il sangue anche all’ultimo aeromodellista; per i profani, si ricorda che Ryan Air usa solo Boeing B 737 che Alitalia non usa e pilotare aerei non è come passare da un scooter all’altro; strano che nessuno abbia ancora affidato qualche consulenza a Bin Laden….

Torniamo però ai “
privilegiati” di Alitalia Airport i cui “capricci” avrebbero guastato le vacanze degli italiani (quando a tagliare i voli sono le compagnie si chiama "mercato" e tutto va bene); dicevamo che al 31 dicembre 2006 i precari erano 1.082 ma, secondo il D.lgs. 368/2001 (Art. 2.Disciplina aggiuntiva per il trasporto aereo ed i servizi aeroportuali) che disciplina i contratti a termine, “è consentita l'apposizione di un termine alla durata del contratto di lavoro subordinato ….per un periodo massimo complessivo di sei mesi, compresi tra aprile ed ottobre di ogni anno, e di quattro mesi per periodi diversamente distribuiti e nella percentuale non superiore al quindici per cento dell'organico aziendale che, al 1° gennaio dell'anno a cui le assunzioni si riferiscono, risulti complessivamente adibito ai servizi sopra indicati….”; peccato che poi si utilizzino lavoratori stagionali/precari anche per 12 mesi e che al 31 dicembre 2006 la percentuale era del 32,5%, altro che 15%; sarebbe anche da chiarire se il limite riguardi il numero dei contratti a termine stipulabili contemporaneamente o la somma dei contratti stipulati nell’anno; le modifiche introdotte di recente alla normativa sui contratti a termine; comunque sia Alitalia Airport stipulava più contratti a termine di quanto avrebbe potuto e che vi potessero essere carenze di organico lo si era già capito e considerato il numero totale di lavoratori e di precari, ad occhi e croce si potrebbe dire che circa 600 precari avrebbero avuto diritto ad un contratto a tempo indeterminato.

Le modifiche introdotte di recente alla normativa oltre che “salvare” le
Poste dai precari che avevano diritto all’assunzione a tempo indeterminato, hanno spazzato via le speranze di centinaia di lavoratori di Alitalia Airport di vedere riconosciuto il diritto al contratto a tempo indeterminato; anche la UE con la Direttiva 1999/70/CE riconosce che “i contratti di lavoro a tempo indeterminato rappresentano la forma comune dei rapporti di lavoro e contribuiscono alla qualità della vita dei lavoratori interessati e a migliorare il rendimento”.

Ma siamo in Italia è quindi la colpa non può che essere dei lavoratori e come la ciliegina sulla torta, arriva anche il buon Ministro Brunetta che invoca "la mano dura"contro i lavoratori che "scioperano" (?????) ricordando che "non c'è più la mentalità di un settore protetto"; infatti ad esser protetti non sono i settori ma intere categorie quali i manager, i politici, i giornalisti, etc. Certamente il "Ministro dell'efficienza" ha perduto un'ottima occasione per tacere così come ha taciuto sulle "cause" del disastro di Alitalia, sulla "manleva" concessa ai manager al timone dell'azienda dal luglio 2007 e sulle indagini relative al management degli ultimi 10 anni; evidentemente però, "sparare" sui dipendenti di Alitalia, mediaticamente paga, mentre mettere in discussione l'operato di manager scelti, imposti e protetti da "colleghi" politici, non sta bene.


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